Abito
Studi
Festival 2017
È la
coincidenza dello studio con la vita domestica, la casa, nella forma
che nasce dall'abitare lo spazio.
La casa
che abito è espressione di quell'atteggiamento che entra in
relazione col luogo e si manifesta prendendo forma nell'abitazione.
In questo contesto resta riservata ad uso esclusivo la camera da
letto posta nell'ingresso principale, come fosse una sorta di
statement; la cucina dedicata all'incontro con l'altro è la Stanza
della Conoscenza e della trasformazione, accoglie il lavoro di Sara
Siami; la terza stanza con i suoi accessi è ipogea ed è dedicata
agli ospiti, è la stanza della presenza collettiva, Spazio 14 mq,
accoglie i lavori di Carlo Galli, Jimmy Milani e Gianluca Zonca.
Abito,
secondo l'idea di uno stato già sviluppato ma non pienamente
realizzato, anzi, che trova compimento nell'incontro con l'altro.
La casa,
un miniappartamento ricavato all'interno di una palazzina storica, la
dimora padronale della legatoria Caspani, si trova nei pressi del
Naviglio della Martesana. Gli ambiti della mostra sono strutturati su
due livelli. Il percorso si articola secondo i tre accessi
dell'abitazione, attraverso due scale i tre ambienti attivano una
doppia circolarità: dalle cantine si entra nello Spazio 14 mq, si
risale la cucina, la Stanza della Conoscenza, proseguendo per la
camera da letto si ricomincia o viceversa.
29/01/2017
Milano Abito, via Paolo
Paruta, 59 Milano
foglio di sala
L'idea sublime di essere al mondo
e la
condizione degli opposti.
La terra, la
città di Milano, il naviglio della Martesana ed il suo quartiere, le
mura domestiche. Interno esterno sono condizioni che si avvicendano
dando carattere al luogo abitato e indirizzano l'essere abitante.
Così prende forma Abito, dal valore dell'inseparabilità della
partitura quotidiana e contingente al carattere ideale dell'atto
creativo che pure dà un senso alla vita reale. Secondo questa
precisa ottica ha preso forma il progetto della mostra in casa,
presentata durante Studi Festival terza edizione; nel luogo in cui il
processo di abitazione è al nono mese, l'apertura delle mura
domestiche all'ospite pone la questione della collocazione dell'opera
nello spazio della vita quotidiana.
La mostra è
stata sviluppata sulla base di un confronto 1:1 con i quattro autori,
nel tentativo emotivo di un incontro non sempre riuscito e con
risultati inattesi.
La casa ha
tre ingressi indipendenti, sviluppando altrettanti percorsi. In
questo scritto si seguirà un movimento discendente, verso lo spazio
delle relazioni, il livello ipogeo caratterizzato dal "soggiorno",
per poi risalire verso il piano terreno con la cucina e la stanza del
riposo.
La discesa e
la scoperta del valore della luce. (Milani)
Una discesa
porta al livello sotterraneo, in fondo, nel deambulatorio si incontra
Flusso, una cascata di
colore di un'insieme di carte che hanno un’andatura ritmica
verticale, come un monito alla polarità ambivalente della vita, un
salire e scendere in un ciclo continuo. I fogli presentano una piega
periodica, ripetuta per tutta la superficie che riverbera il
movimento di espansione ascensionale dell'apertura di un mantice,
evidente nelle pieghe che sono state distese in verticale. La
sintonia con le scale, strutture architettoniche che connettono il
basso con l'alto, risuona in una corrispondenza interiore con i moti
dell'animo umano; la collocazione di Flusso
caratterizza la discesa e l'ingresso verso lo spazio intimo della
relazione, con la scoperta della luce restituita nelle forme del
colore. Una presenza inaspettata in quel luogo che si lega
all'inconscio primordiale, il sotterraneo ed il colore della luce
riporta all'archetipo della caverna come rappresentazione del mondo;
l’incontro con Flusso
desta meraviglia, la stessa che le grottesche della Domus
Aurea di Roma dovettero suscitare nei loro
scopritori con l'apertura ad un'altra dimensione del reale con un
mondo immaginario.
Stato di
coscienza: il presente unico di una transizione.
I segmenti
corporei dell'immagine di un doppio movimento (Zonca - De Siati)
Le opere
suscitano una visione che sfocia nell'ossimoro dello scorrere del
tempo fermo, attraverso l'organizzazione della durata dei tempi di
fruizione, sempre parziale, frammentata rispetto l'immagine che si
può creare nella mente di ognuno. Nello spazio delimitato
l'osservatore può costruire un'immagine esperienziale, essendo la
durata degli eventi gestita e più o meno vicina alla velocità
naturale degli eventi, rimanendo nell'ambito della consapevolezza; in
Istante è proprio
l'attimo come unità minima che viene dilatato, il ciclo alternato
bianco nero con cui appare la superficie secondo un mostrarsi
apparentemente fermo nel tempo, dovuto alla gestione lenta della
durata e 14 mq che si
svolge nel movimento ambientale delle correlazioni. Uno spazio senza
correlazioni non può essere un ambiente.
La
dialettica transitoria dell'alternanza, nell'apparire bianco e nero,
con tempi molto rallentati rispetto la sua fruizione, segna la linea
trascendentale di un istante che appare sospeso e sembra interrompere
il continuum cronologico. La staticità del movimento di Istante
nell'immagine apparente si rompe e si ribalta nel movimento statico
del pavimento mobile, 14mq;
il carattere provvisorio determinato da ogni contatto, il minimo
spostamento nello spazio delimitato si svolge nel tempo orizzontale,
e ogni movimento si assesta nell'attesa di quello successivo, in
un'immagine insita allo spazio reale della natura, dove nulla giace
immobile.
"Sotto
il mondo materiale c'è un tempo immateriale (...) esiste un mondo
non materiale, fatto di pura temporalità, un mondo di forze
vibranti, un mondo di impulsi di energie che interagiscono
ritmicamente in una complessa e articolata danza che sembra
estendersi e dare origine e significato a tutto l'universo"
(Rifkin J. Guerre del tempo. Il mito dell'efficienza e del progresso
e lo sconvolgimento dei ritmi naturali, Milano Gruppo Ed. Fabbri,
Bompiani 1987, p.42). In questo senso le due opere, nello spazio
ipogeo, atterrano lo spirito scoprendo l'idea sublime di essere al
mondo, attraverso la manipolazione della percezione temporale del
movimento come energia vitale dell'universo, la sensazione della
durata nel tempo di un cambiamento.
Se vedo le
rughe del tronco di un essere secolare, tra le pieghe riesco ad
immaginare lo scorrere del tempo. Allo stesso modo l'immagine che le
singole opere compongono in questa mostra è la somma delle unità
visive coincidenti all'immagine che si è formata della stessa somma
di quel preciso momento. Nella scena reale i lavori portano con se il
valore di input ritmici, suggeriscono ed indirizzano la codificazione
di un doppio movimento riecheggiando la staticità dell'avvenimento:
verso l'alto, nella dimensione verticale del tempo di Istante;
orizzontale, nel movimento immanente di 14 mq.
I due lavori danno forma alla "dimensione presente del tempo
universale sarebbe quindi impercettibile se non vi fosse il
movimento. È
il movimento che determina il tempo universale in puro presente.
Anzitutto, perché si manifesta come ondeggiamento presente: (...)"
(L'essere e il nulla. La condizione umana secondo l'esistenzialismo,
Jean-Paul Sartre, Il Saggiatore, 2008, p. 263). La percezione del
movimento costituisce l'equilibrio formale, Istante
appare statico determinando una percezione del cambiamento, come un
onda lenta lo schiarirsi della scultura, o viceversa, porta a sentire
il movimento del divenire; 14 mq
è fermo e si muove come ondeggiamento del presente, delle
correlazioni ambientali.
“Non
possiamo capire dove e quando stiamo perché il presente è passato e
futuro che si scontrano. La vita è lo scontro continuo tra passato e
futuro.” (Gianluca Zonca). Il presente emerge nella forma che la
coscienza riesce a prendere da un continuum, il particolare di un
tutto, ed è tale solo se separato dal resto. Avviene l’intuizione
dell’infinito in un frangente e la percezione verticale del tempo
si incrocia al movimento orizzontale dello spazio: il setaccio di
Saggio è il centro
ideale di questo doppio movimento, al centro della stanza.
La stanza
della conoscenza e l'idea di conquista del mondo.
(Siami - De
Siati)
La stanza
della trasformazione è caratterizzata da Gnosi,
l'impronta del solco della deglutizione e della masticazione. Lo
spazio tra i denti combacia perfettamente, in ogni individuo in modo
unico, l'atto del deglutire è permesso dall'occlusione che è la
chiave per assimilare il Creato; risolve in sé la dicotomia spirito
e materia.
L'idea del
doppio, di una natura graziosa e dura con il suo duplice volto, è
illustrata nella riduzione di una pittura
onirica, nella dimensione ridotta e
compattata di nove diari visivi, mostrando nel gesto di ripiegare il
foglio il tentativo di conquistare la natura nella sua originaria
organicità.
Nelle
vecchie scatole è riposta la capacità dei fanciulli di
meravigliarsi della vita del Creato. Così sono custoditi i libretti
Nine to universe
secondo lo sguardo libero del piccolo dinanzi all'infinita forza
rigeneratrice della natura, in grado di trasformare, di dare e
riprendere a sé. Lo scopritore, pagina dopo pagina, nell’atto
conoscitivo riprende a separare i vari aspetti. La visione degli
acquerelli, infatti, è legata alla riapertura del foglio.
L’idea di
poter mettere in tasca qualcosa coincide con l'idea stessa di poter
contenere le forze della natura, portare con se quelle energie
significa possederne il senso, averle e o poterle assimilare.
Acquisire un senso della realtà sviluppando quella capacità
prensile cui fa riferimento Gnosi,
una forza, quella del morso che vede anche
l’essere umano costretto tra gli altri animali alle cose della
materia.
Se Flusso
apre al mondo dell'immaginazione, trasformando la percezione dello
spazio, evocando la levitazione dei corpi in un altrove in contrasto
con la direzione dello scendere in profondità, Nine
to universe richiama alla mente la realtà
fantasiosa delle antiche grottesche in scala ridotta e portatile,
tascabile, nove libretti “fabulati” che ricordano le capacità
immaginative umane attraverso le acrobazie di una pittura
onirica, come sarebbe piaciuto definire le
grottesche a Daniele Barbaro, 1556, per il loro carattere libertario,
privo di riferimenti intellettuali (cfr. La grottesca, A. Chastel,
Carte d'Artisti, Abscondita 2010, Milano).
Giuseppe De Siati